Promossi (pochi) e bocciati di una stagione da dimenticare
Chiuso il campionato è tempo di bilanci, quello complessivo è certamente negativo e lo abbiamo sviluppato qui, quello dei singoli ve lo proponiamo di seguito (i dati statistici includono tutte le partite ufficiali, quindi anche playoff e Coppa Italia).
LAZAR PETKOVIC
(portiere, 34 convocazioni, 24 presenze, 2.160’ giocati). Inizia la stagione con il piglio giusto, salva il risultato sul campo del Cuneo ed in casa contro il Livorno, fa sperare in una grande stagione, poi un paio di errori gravi contro l’Arezzo ne minano le certezze completamente affondate da un infortunio dal quale non ha mai recuperato e per il quale salta praticamente tutta la seconda parte della stagione. RIMANDATO A SETTEMBRE
MATTEO VOLTOLINI
(portiere, 37 convocazioni, 17 presenze, 1.530’ giocati). Arriva in nerazzurro per fare il terzo si ritrova titolare per l’infortunio di Petkovic e per l’uscita dai radar del desaparecido Reinholds. Non dà mai l’impressione di trasmettere quella sicurezza di cui il reparto arretrato necessita. INCERTO
LUIGI CARILLO
(difensore, 26 convocazioni, 20 presenze, 1.688’ giocati, 1 rete). Da golden boy a bad boy. Fino alla partita di Olbia contro l’Arzachena è il gioiellino della difesa nerazzurra, poi, mal consigliato dal suo entourage, sale sull’Aventino e certificato dopo certificato passa alla mutua, privando la squadra non solo di un difensore importante, ma anche di un tassello per poter giocare con la difesa a tre. Se ne tornerà a Pescara senza rimpianti da parte di nessuno, in nerazzurro servono uomini veri che sposano la causa. MARIONETTA
GIANMARCO INGROSSO
(difensore, 30 convocazioni, 26 presenze, 2.122’ giocati, 1 rete). Alla fine risulta il difensore più costante del lotto. Non è esente da alcune sbavature soprattutto in fase di impostazione. Tiene botta con quasi tutti gli avversari affrontati, peccato per l’infortunio che lo ha bloccato nella seconda parte del giorno di ritorno. COMBATTIVO
MINEL SABOTIC
(difensore, 37 convocazioni, 17 presenze, 1.408’ giocati, 1 rete). Passa tutta la gestione Gautieri ad osservare i compagni dalla panchina. Poi trova una maglia da titolare complici i tanti infortuni nel reparto centrale della difesa, alterna buone giocate a errori da matita rossa, dimostrando di poter stare nella categoria, ma non come prima scelta di un top club. DISCONTINUO
ANDREA LISUZZO
(difensore, 38 convocazioni, 31 presenze, 2.316’ giocati 1 rete). Passano gli anni e purtroppo si iniziano a vedere, ma al sindaco non si può certo imputare la mancanza di abnegazione e attaccamento alla maglia. Con lui in campo il reparto acquisisce sicurezza solo al sapere che quella maglia numero 4 è lì al centro dell’area. BALUARDO
LORENZO FILIPPINI
(difensore, 37 convocazioni, 35 presenze, 3.038’ giocati 2 reti). Sulla sinistra non ha mai avuto concorrenza per una maglia da titolare, ma il ragazzo non si è seduto sugli allori. Senza di lui nel girone di andata il Pisa aveva perso le uniche due partite della prima parte della stagione. Ha quasi sempre difeso la propria fascia con ordine senza farsi sovrastare, meno incisivo in fase di spinta dove può migliorare, un campionato comunque positivo per lui. CAPARBIO
CARMINE SETOLA
(difensore, 16 convocazioni, 5 presenze, 97’ giocati). Temo che fra qualche settimana servirà l’aiuto di Google per ricordarsi almeno il suo nome di battesimo. METEORA
ANDREA CAGNANO
(difensore, 16 convocazioni, 3 presenze, 135’ giocati). Vedi Setola. Ha giocato qualche minuto in più del collega ma senza lasciare la minima traccia di se. METEORA-BIS
SAMUELE BIRINDELLI
(difensore, 40 convocazioni, 33 presenze, 2.229’ giocati). E’ considerato il gioiellino nerazzurro, e non solo a Pisa, ma anche fuori dai confini cittadini. Ha disputato due ottime partite nei playoff, troppo discontinuo nel corso del campionato, ma va considerato che è un classe 1999. Forse per crescere ancora di più avrebbe avuto bisogno di un alter-ego nel suo ruolo che lo lasciasse più tranquillo anche dal punto di vista psicologico. Su di lui, sui tifosi e sulla squadra, pendeva sempre la spada di Damocle dei crampi. PROMESSA
GIULIO FAVALE (difensore, 22 convocazioni, 4 presenze, 191’ giocati).
Pochi minuti ma di buona qualità con la maglia del Pisa, altrettanto ha fatto con quella del Gavorrano dove è stato mandato a fare minutaggio. EVOLUTO
ROBERT GUCHER
(centrocampista, 39 convocazioni, 39 presenze, 3.320’ giocati, 3 reti). Doveva essere il crack del centrocampo nerazzurro, il giocatore di categoria superiore che faceva la differenze ed incuteva timore solo a pronunciarne il nome. Invece è rimasto prigioniero di un centrocampo che tatticamente non era l’ideale per le sue qualità. Negli almanacchi resteranno due goal straordinari, quello a Piacenza contro il Pro, e quello a Pontedera contro il Prato. SPRECATO
ALESSANDRO DE VITIS
(centrocampista, 36 convocazioni, 30 presenze, 1.864’ giocati, 3 reti). Arrivato in nerazzurro in chiusura di mercato estivo, ha mostrato lampi di classe, ma ha pagato un prezzo troppo alto alla mancata preparazione e agli infortuni, questi ultimi, purtroppo per lui, una constante della sua carriera. FRAGILE
ROBERTO ZAMMARINI
(centrocampista, 22 convocazioni, 11 presenze, 302’ giocati). L’anomalia più grande della gestione Corrado. Arrivato in pompa magna dopo aver vinto la concorrenza di squadre di serie A, Zammarini non è mai stato impiegato con convinzione dai suoi tre allenatori. In prestito a Pordenone ha mostrato il suo valore tanto da essere considerato uno dei migliori acquisti del mercato di gennaio delle squadre di serie C girone A. SPERANZA
DARIO MALTESE
(centrocampista, 39 convocazioni, 28 presenze, 1.431’ giocati). Una partita si e un paio no, troppo poco per un giocatore arrivato da Reggio Emilia con altre credenziali ed alte aspettative. Fatta eccezione per la bella prestazione di Piacenza dove si aggiudicò anche il premio per il migliore in campo e vinse una bella confezione di salumi, si è visto sempre poco. INFRUTTUOSO
DAVIDE DI QUINZIO
(centrocampista, 41 convocazioni, 38 presenze, 2.134’ giocati, 4 reti). Altro giocatore che ha sofferto un modulo, il 433, che non calzava per le sue caratteristiche. Fra i centrocampisti è stato comunque il migliore, il più continuo e il più efficace in fase offensivo. Uno dei pochi di questa stagione che verrà ricordato in futuro, se non altro per quel goal incredibile a “the last kick of the game” di Pisa-Pro Piacenza. INCURSORE
NICOLAS IZZILLO
(centrocampista, 41 convocazioni, 30 presenze, 1.465’ giocati). Arrivato dalla Juve Stabia con grandi aspettative e con uno score di tutto rispetto, si è andato spegnendosi dopo un buon precampionato. Forse, ma diciamo forse, anche lui impiegato non secondo le sue principali caratteristiche. IMPALPABILE
FEDERICO NACCI
(centrocampista, 7 convocazioni, 1 presenza, 62’ giocati). Mai visto in maglia nerazzurra se non per poco minutaggio durante la partita di Coppa Italia con il Pontedera dove ha mostrato consapevolezza e determinazione. A Pagani si è sempre ritagliato un ruolo da titolare. VOLENTEROSO
DIEGO PERALTA
(centrocampista, 23 convocazioni, 9 presenze, 299’ giocati). E’ il lontano parente del giocatore ammirato nella sua prima stagione da professionista, quella disputata nel Pisa di Gattuso segnata dalle reti alla Spal e al Pordenone. Poi l’involuzione che lo ha portato alla cessione in prestito nella lontana Spagna dove non è quasi mai stato impiegato. SVANITO
LUCA GIANNONE
(centrocampista, 39 convocazioni, 28 presenze, 1.238’ giocati, 2 reti). Di lui si ricordano un paio di buone prestazioni nella prima parte della stagione, poi esce mestamente di scena. Utilizzato sempre sulla fascia la posizione a lui più congeniale è quella di trequartista centrale, ruolo dove non lo vedremo mai. EFFIMERO
FRANCESCO LISI
(centrocampista, 15 convocazioni, 14 presenze, 1.092’ giocati). L’unico degli acquisti di gennaio che lascia un impronta. Inesauribile, brucia la fascia destra nonostante il suo ruolo naturale sia a sinistra. Peccato qualche imprecisione di troppo nel tocco di palla. MOTORINO
MIGUEL SAINZ MAZA
(centrocampista, 18 convocazioni, 16 presenze, 459’ giocati). Anche alla cantèra del Barcellona le ciambelle non riescono tutte con il buco. Fatto salvo quel rasoterra contro il Pro Piacenza che innesca il goal partita di Di Quinzio di lui si ricorda solo un gestaccio ai tifosi del Piacenza (quelli veri). DECEPCION
DANIELE MANNINI
(difensore/centrocampista, 36 convocazioni, 34 presenze, 2.383’ giocati, 6 reti). Il capitano ha passato tutta la stagione con il tormentone terzino, centrocampista, trequartista. Tranne Gautieri, che dopo le prime quattro partite lo ha effettivamente impiegato nel suo ruolo, poi non ha più giocato in quella posizione che ha segnato i suoi successi. SACRIFICATO
GAETANO MASUCCI
(attaccante, 36 convocazioni, 34 presenze, 2.311’ giocati, 6 reti). Attaccante di lotta e di governo, fra gli avanti nerazzurri è stato il più continuo nel momento che è stato liberato del quel ruolo di esterno di attacco che non si confà ad un giocatore dalle sue caratteristiche. A distanza di un anno e mezzo e tre sessioni di mercato resta il miglior acquisto della gestione Corrado. INCISIVO
UMBERTO EUSEPI
(attaccante, 38 convocazioni, 37 presenze, 2.460’ giocati, 11 reti). Doveva essere la stagione della sua consacrazione, invece termina ancora una volta lasciando dietro a se più di un interrogativo. E’ un numero 9 o ha bisogno di un numero 9? Probabilmente la seconda, resta il fatto che impiegato per la maggior parte delle volte come punta centrale solitaria, non riesce ad essere continuo come si chiede ad un bomber. Il goal della vita, quello contro il Livorno, questa volta non lo rende immune dalle critiche. SPODESTATO DAL TRONO
ALEXIS FERRANTE
(attaccante, 14 convocazioni, 11 presenze, 443’ giocati). Presentato come il puntero che avrebbe risolto l’anemia dell’attacco nerazzurro, non è mai stato protagonista di una singola giocata degna di nota. Un infortunio lo ha tolto dalle due sfide playoff, tornerà a Brescia senza rimpianti. DELUDENTE
MAIKOL NEGRO
(attaccante 39 convocazioni, 36 presenze, 1.887’ giocati, 7 reti). Era il giocatore più atteso. Il primo acquisto della stagione, quello che doveva prendere per mano l’attacco nerazzurro forte delle 21 reti messe a segno con la maglia del Matera. Invece quel Negro, è rimasto in Basilicata, a Pisa proprio non si è visto mai. Il suo momento migliore è stato nella fase centrale del campionato quella fra Pisa-Arezzo e Arzachena-Pisa, poi si é spento come una girandolina natalizia. STELLA FILANTE
IACOPO CERNIGOI
(attaccante, 16 convocazioni, 4 presenze, 108’ giocati). Chiamato nel ruolo di vice Eusepi si è capito subito che non faceva al caso del Pisa. Mandato allaPaganese in prestito anche in Campania non è riuscito ad incidere più di tanto. Il ragazzo è giovane, magari si farà, ma forse Pisa non è la piazza più adatta a lui. Di lui si ricorderanno i minuti finali di Pisa-Livorno quando era il campo ma ha dato l’impressione di voler essere altrove. DISTRATTO
LUIGI CUPPONE
(attaccante, 22 convocazioni, 5 presenze, 131’ giocati). A Pisa non è mai stato impiegato con grande convinzione, spedito anche lui a Pagani dove ha messo in mostra buone qualità segnando anche 4 reti in 11 partite. INCOMPRESO
CARMINE GAUTIERI
(Allenatore, 12 partite, 5 vinte, 4 pareggiate, 3 perse. 1,58 punti di media). Ha un compito difficilissimo: sostitutire Rino Gattuso nel cuore dei tifosi, lui che caratterialmente è l'esatto opposto. Seguace convinto del 433 non prende mai in considerazione l'idea di utilizzare un modulo diverso, anche quando appare palese che i giocatori a disposizione, almeno dalla cintola in su, non sono propedeutici al modulo. Ha l'unico merito di capire dopo quattro partite di campionato, che Mannini, disperso sulla linea di difesa non può stare. COCCIUTO
MICHELE PAZIENZA
(Allenatore, 22 partite, 9 vinte, 9 pareggiate, 4 perse. 1,64 punti di media). Dalla Berretti ad una prima squadra con l'obiettivo di vincere il campionato non è un salto di poco conto eppure parte bene, la squadra sembra seguirlo, i senatori dello spogliatoio spendono parole importanti per lui che si guadagna l'incarico di allenatore sul campo con alcuni buoni risultati. Poi il patatrac. Anche lui si intestardisce su un modulo, anzi su una occupazione degli spazi, 4231, che è letale per il centrocampo del Pisa, da la sensazione di perdere anche il controllo dello spogliatoio ed è troppo inesperto per raddrizzare la barca che affonda alla prima difficoltà. PRINCIPIANTE
MARIO PETRONE
(Allenatore, 7 partite, 3 vittorie, 4 sconfitte. 1,29 punti di media), Arriva al capezzale del Pisa quando ormai i buoi sono già scappati dalla stalla. Capisce che questa squadra pecca sotto l'aspetto caratteriale e prova a tirare fuori il sangue dalle rape ma, come diceva un allenatore che a Pisa la serie C l'ha vinta, “se uno nasce quadrato non muore tondo”. Capisce che questo Pisa potrebbe dare il meglio di se con la difesa a tre ma non potrà provarla mai perchè a corto di difensori centrali, si adatta così al 442, ma più che questione di moduli è un problema di carattere che proprio non c'è. RASSEGNATO