Psichiatra aggredita, ecco come si è giunti all'arresto del 35enne
L'uomo, secondo gli inquirenti, aveva tentato l'aggressione anche il giorno precedente, ma la dottoressa non era nella struttura
Svolta nelle indagini per il ferimento della dottoressa Barbara Capovani (►leggi qui)La Polizia di Stato di Pisa, intorno alle 4 della notte di domenica, ha eseguito un fermo disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pisa, a seguito di serrate indagini condotte dalla Squadra Mobile della Questura nei confronti di un 35 enne, Gianluca Paul Seung cittadino Italiano, ritenuto il presunto autore del tentato omicidio premeditato della responsabile di Psichiatria del Santa Chiara di Pisa. La Questura di Pisa nel corso di una conferenza stampa ha spiegato come si è giunti all’arresto del 35enne sospettato di aver aggredito la dottoressa Barbara Capovani, ancora ricoverata in condizioni gravissime all’Ospedale di Cisanello. «A seguito di indagini serratissime – spiega la Polizia di Stato pisana - condotte senza soluzione di continuità dalle 18.00 del 21 aprile, orario della aggressione, alle ore 4.10 di oggi 23 aprile, la Polizia ha dato esecuzione al decreto di fermo emesso dal Procuratore della Repubblica f.f. presso il Tribunale di Pisa, Dr Giovanni Porpora e dal Sostituto Procuratore Dr.ssa Lydia Pagnini nei confronti di un italiano di 35 anni residente a Viareggio, pregiudicato per reati di indole violenta, con l’ accusa di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e lesioni gravissime nei confronti di un esercente professioni sanitarie. Il presunto autore, che era stato collocato in cura presso l’SPDC di Pisa nel 2019, secondo quanto emerso dagli approfondimenti investigativi tutt’ora in corso, nutriva forti rancori nei confronti della dottoressa, che lo aveva avuto in cura in quell’anno, elementi riconducibili anche dall’analisi dei social media dell’indagato».
«Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura diretti dal vice Questore aggiunto Fabrizio Valerio Nocita – prosegue nella spiegazione la Polizia - l’uomo avrebbe tentato l’agguato già dal giorno antecedente alla brutale aggressione, presentandosi presso il reparto presso l’Ospedale Santa Chiara vestito con abiti scuri, coperto in parte da cappello e mascherina chirurgica con in spalla uno zaino. Tuttavia, l’intento criminale non sarebbe poi giunto a consumazione, poiché il primario, al momento del suo arrivo, non era presente in struttura. Il 21 aprile, giorno dell’aggressione, il presunto autore si è presentato nuovamente in reparto, questa volta portando a compimento il proprio intento criminale, colpendo con un oggetto contundente ripetutamente al cranio la vittima, cogliendola di sorpresa alle spalle, mentre era chinata sulla propria bicicletta per rimuoverne il lucchetto e andare via alla fine del proprio turno di lavoro».
«L’azione – riportano gli inquirenti - è stata ripresa da una telecamera che ha cristallizzato a distanza i momenti dell’agguato e, partendo dalla scena del crimine e dalle caratteristiche fisiche e di abbigliamento dell’aggressore, è iniziata un’opera di ricostruzione a ritroso di tutti i movimenti compiuti dall’autore prima della commissione del delitto, che ha consentito, attraverso l’analisi di un numero ingente di telecamere acquisite degli investigatori intorno a tutta l’area oggetto di interesse e anche altrove, di risalire all’identità dell’autore. Decisiva, oltre a quest’opera di capillare analisi e cristallizzazione di fonti di prova, è stata anche la testimonianza resa da una persona che, il giorno prima dell’aggressione, avrebbe interloquito con il presunto autore all’interno della struttura ospedaliera. Sottoposto ad individuazione fotografica, il testimone ha riconosciuto con certezza l’indagato. L’aggravante della premeditazione viene contestata non solo in ragione del fatto che, il giorno prima, l’autore avesse tentato di rintracciare la vittima indossando un abbigliamento indossato allo scopo di celare la propria identità, ma dal fatto che lo stesso, avesse portato anche dei diversi capi di abbigliamento, indossati nella fase antecedente e successiva al fatto, contenuti verosimilmente all’interno di uno zaino che portava in spalla, così come l’arma del delitto, allo scopo di garantirsi la fuga senza destare sospetti. Le precauzioni adottate non sono state tuttavia sufficienti: infatti dall’accurata analisi delle telecamere è stato possibile individuare la figura dell’indagato mentre, a volto scoperto, pochi minuti dopo la commissione del delitto viene immortalata mentre si allontanava a passo svelto in un punto distante circa 250 metri dalla scena del crimine».
«Nella tarda serata di ieri – conclude la Questura di Pisa - gli investigatori della Squadra Mobile, su disposizione della Procura della Repubblica di Pisa, hanno acceduto all’interno dell’appartamento ove dimorava l’indagato in Torre del Lago allo scopo di eseguire la perquisizione. L’uomo si è opposto all’atto barricandosi in casa. Tale circostanza ha reso necessario lo sfondamento della porta. A seguito dell’irruzione l’uomo ha, dapprima, cercato di aggredire i poliziotti con dello spray urticante ma è stato immediatamente immobilizzato. Sotto il letto, nella camera, aveva anche occultata una balestra munita di diversi dardi. La perquisizione, eseguita successivamente con l’ausilio del personale del Centro Provinciale di Polizia Scientifica, ha fornito ulteriori elementi a riscontro di quanto sino a questo momento accertato, sono state effettuate diverse repertazioni e sono stati sequestrati anche il pc ed il cellulare in uso all’indagato. A seguito di tutti gli accertamenti svolti l’uomo è stato sottoposto a fermo disposto dall’Autorità Giudiziaria. Dopo gli adempimenti di rito, i poliziotti lo hanno associato alla vicina Casa circondariale Don Bosco di Pisa. Si presume la non colpevolezza dell’indagato sino a condanna definitiva».
Nella giornata del 22 aprile si sono susseguite continue voci sulla morte della giovane dottoressa, non confermate ufficialmente dall'Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana.