Quando il calcio era solo uno sport
Il calcio romantico di oltre 30 anni fa
La tradizione vuole che ogni favola che si rispetti inizi con la classica formula “c’era una volta”, e così sarà anche quando, tra pochissimo, vi racconteremo la nostra di favola che ha per protagonista un pallone. Dunque iniziamo. C’era una volta il calcio romantico di oltre 30 anni fa, fatto di pura passione, di attaccamento ai colori sociali e di voglia di superarsi, non tanto a livello di soldi guadagnati quanto a livello di gesta impressionanti conseguite sul terreno di gioco. Questo calcio veniva rispettato da tutti, perché era grazie a lui se la domenica le persone recandosi allo stadio potevano svagarsi un po' e staccare per un attimo la spina dai problemi quotidiani. Il weekend era consacrato a lui, a quel pallone che era causa di gioia e di dolore per tutti i tifosi, come è giusto che fosse quando veniva spedito in rete all’interno della porta nemica o amica. Finora tutto nella norma, perché si stava pur sempre parlando di uno sport in cui era un oggetto sferico a farla da padrone. Poi qualcosa cambiò, perché questo pallone all’improvviso divenne d’oro, e iniziò a essere calciato da atleti il cui scopo era solo quello di arricchirsi; poco importava per quale squadra militassero, l’importante era scendere in campo e guadagnare il più possibile giocando tantissime partite. Il sacro weekend del calcio sparì definitivamente per lasciare il posto a una settimana intera in cui il nuovo calcio era l’unico vero protagonista della vita di tutti i giorni. L’autentica passione che le persone mostravano nei suoi confronti venne meno, perché non si faceva altro che parlare di lui, dal lunedì alla domenica; ogni occasione era buona per metterlo sotto accusa, perché nemmeno la tecnologia del futuro chiamata VAR era riuscita a pacificare i tifosi, sempre più arrabbiati con quel calcio che scontentava tutti. Fine. Come fine? Ma non era una favola quella che stavate raccontando? Non si intitolava “calcio romantico”? Lo ammettiamo, vi abbiamo mentito: ciò che vi stavamo raccontando più che una favola a metà era un incubo, che vede il nostro sport preferito diventare puro business. Perdonateci se potete, ma grazie a questo “trucchetto” da un lato abbiamo attirato la vostra attenzione e dall’altro lato vi abbiamo fatto venire la lacrimuccia ricordando i tempi che furono, di cui vi parleremo ancora nei prossimi paragrafi ma non sotto forma di favola e soprattutto non ingannandovi.
Un business sempre più milionario
Ricapitolando in forma più discorsiva, il calcio di oltre 30 anni fa era un calcio romantico, in cui a farla da padrone era il pallone, che veniva “pizzicato” con rispetto e con maestria da 22 atleti orgogliosi della maglia che indossavano, mentre quello di oggi, purtroppo, è sì uno sport ma anche e soprattutto un business milionario, e che ogni anno lo sarà sempre più! Questo perché il calcio moderno da pura passione è diventato un universo, all'interno del quale trovano spazio videogame, giochi come il Fantacalcio con tutte le sue varianti, e, non da ultimo, quell’imperdibile possibilità di scommettere online, in particolare sul risultato della propria squadra del cuore approfittando dei migliori bonus senza deposito messi a disposizione. Insomma, tutto è cambiato rispetto al calcio romantico di cui vi abbiamo parlato, e non è un bene perché un calcio troppo presente nella nostra vita di tutti i giorni è meno attraente. Ovviamente non per i calciatori che guadagnano milioni di euro proprio perché questo calcio è così presente, anzi se fosse per loro dovrebbe esserlo ancora di più! D’altronde è normale se ci pensate, perché più grande è l’offerta di prodotti dedicati al calcio, maggiore sarà l’interesse per questo “ex sport”, che per forza di cose dovrà autoalimentarsi inventandosi nuove entrate. Il calcio del 2021, insomma, è come un cane che si morde la coda. Come avrete capito, non amiamo vivere di calcio, ma ameremmo tornare a sognare con quello di oltre 30 anni fa, per tutti una semplice valvola di sfogo, anche per gli stessi calciatori che pensavano solo a correre e non certo ai soldi.
Quando giocare a calcio non era sufficiente
Se come noi amate il romanticismo, sappiate che esisteva un calcio ancor più romantico rispetto a quello di oltre 30 anni fa. Possibile? Sì, e vi diremo di più: in un’epoca lontanissima i calciatori per vivere facevano anche un altro lavoro! Sembra assurdo anche solo a pensarlo, ma il calcio era esclusivamente un passatempo e non certo una professione lautamente pagata come è oggi. Chi scendeva in campo nel weekend, con quella divisa larghissima che oggi è possibile ammirare in alcune foto in bianco e nero, durante la vita di tuti i giorni era un idraulico, un impiegato, un operaio. Oggi pensare che un Messi o un Cristiano Ronaldo non possano arrivare a fine mese faticando in campo farebbe sorridere chiunque. Alla luce di questa scoperta, Il nostro “c’era una volta un calcio romantico” più che l’inizio di una favola lasciata a metà, e senza un lieto fine, è una piccola-grande verità che racconta di un calcio che non c’è più, o che forse che c’è ancora ma dalla Serie B in giù. Certo, questa storia poteva essere raccontata meglio non attraverso una favola incompleta. Forse.
Sugli spalti regnava l'amicizia tra tifoserie
Quell'epoca lontanissima si caratterizzava anche per l'amicizia che c'era tra le tifoserie: molto spesso i tifosi di squadre diverse non solo si sedevano vicini sugli spalti ma soprattutto non si offendevano a vicenda. Questo perché lo spettacolo a cui assistevano era nulla più che un momento sportivo leggero e piacevole, che non accendeva e non esasperava gli animi. Chiaramente le cose sono cambiate presto: basti ricordare il fenomeno degli hooligan, nato negli anni '70, che ha avuto come triste culmine la tragedia dell'Heysel del 1985 in cui persero la vita 39 tifosi juventini. Tuttora ogni partita è un'occasione per litigare, per protestare e per far valere le proprie ragioni. Niente di più lontano da quel calcio antico, che purtroppo in molti non hanno vissuto in prima persona. Un vero peccato.