Ristoranti, si va verso l'asporto
In arrivo una ordinanza regionale ad hoc per permettere l'asporto ai ristoranti
«In attesa di capire come e soprattutto quando potrà partire la fase 2, i pubblici esercizi con particolare riferimento a quelli della ristorazione attendono con un certo ottimismo la decisione della Regione Toscana di consentire la vendita da asporto». Sono il presidente del sindacato pubblici esercizi Fiepet Confesercenti Toscana Nord Luca Sardelli e quello di Pisa Massimo Rutinelli, ad accogliere con ottimismo la possibilità che il governatore Rossi possa al più presto firmare una ordinanza ad hoc per ristoranti e pizzerie, consentendo la vendita da asporto oltre che quella a domicilio.
«Le associazioni di categoria con un documento congiunto a livello regionale, dicono ancora Sardelli e Rutinelli, hanno chiesto al presidente Enrico Rossi di compiere un passo ulteriore rispetto all’ultima ordinanza in merito al ripristino della parità di condizioni per tutti gli esercizi commerciali finora a vario titolo autorizzati ad operare. Ed in particolare nei confronti delle attività di ristorazione con la preannunciata autorizzazione all’attività di asporto. Un risultato estremamente importante visto che in questa lunga fase di chiusura, potranno oltre che con l’attività di “delivery” lavorare anche con la consegna del prodotto direttamente al cliente. Ovviamente nel rispetto di tutti i protocolli sanitari, il cliente dietro appuntamento, e quindi senza alcun assembramento, potrà presentarsi nel locale e ritirare personalmente il piatto ordinato. Va ricordato che ad oggi l'asporto non è ancora consentito e che soluzioni amministrative per aggirare la normativa sembrano di dubbia efficacia con il rischio di sanzioni. Una ordinanza nella quale, si annuncia, saranno autorizzate espressamente anche le attività di vendita di calzature».
La conclusione dei presidenti: «Ma adesso l’obiettivo principale della categoria è pensare alla fase 2 e soprattutto mettere a punti protocolli che possano permettere la riapertura. Protocolli che, ovviamente, tutelino la salute ma che al tempo stesso non siano penalizzanti per gli imprenditori. A tale proposito come associazione abbiamo creato un gruppo di lavoro che metterà a punto proposte ed ipotesi di riapertura che sottoporremo alla Regione».