Sanatoria e regolarizzazione per tutti i lavoratori stranieri
Africa Insieme e Progetto Rebeldia mettono in luce le contraddizioni e le difficoltà della nuova procedura del Governo per la regolarizzazione dei lavoratori stranieri e chiede un'estensione a tutte le categorie
È iniziata da ormai più di un mese la regolarizzazione dei lavoratori stranieri disposta dal Governo: ma i dati diffusi dal Ministero dell'Interno mostrano come questa “sanatoria” si stia rivelando completamente inefficace.
Ad un mese dall'inizio della procedura, il 30 Giugno, erano pervenute soltanto 80mila domande: un dato assai modesto, se lo paragoniamo ai circa 500mila irregolari presenti in Italia stimati dall'Istat. Queste richieste di regolarizzazione riguardano per la gran parte il settore lavorativo domestico e di assistenza alla persona, mentre ben poche riguardano il mondo dell'agricoltura e dell'allevamento dove si continua a sfruttare manodopera “al nero”, spesso a “cottimo” e con meccanismi di intermediazione lavorativa illegale come il caporalato.
Siamo convinti che questa regolarizzazione sia stata pensata e elaborata al fine di ricercare solo “braccia” che potessero salvare i raccolti italiani (in cui continuano però a essere impiegati lavoratori e lavoratrici al nero). Tuttavia, nonostante la nostra opposizione a un provvedimento così concepito, riteniamo che esso rappresenti comunque un’occasione per tanti migranti di poter mettersi finalmente in regola e avviare un percorso di inserimento sociale.
Fin dall’inizio della procedura - come Ass.Africa Insieme e Progetto Rebeldìa- a Pisa abbiamo aperto uno sportello dedicato all'assistenza e consulenza nella compilazione delle domande. In tanti e tante si sono rivolti al nostro servizio per capire quali fossero i requisiti per la partecipazione e soprattutto i settori lavorativi che avevano accesso alla procedura.
Attualmente abbiamo in lavorazione circa 30 richieste di regolarizzazione/emersione e 8 sono le procedure ormai ultimate. I dati pisani rispecchiano quelli nazionali, con una elevata percentuale di domande di sanatoria nel lavoro domestico e di cura, e con poche richieste di aziende agricole. Ciò è sostanzialmente coerente con la struttura del tessuto lavorativo della nostra zona, ma anche con un assunto tutto italiano, per cui nei campi si lavora senza contratto e, ancor meglio, se non si ha un permesso di soggiorno, proprio perché nella vulnerabilità si accettano i ricatti peggiori.
Le principali problematiche che abbiamo riscontrato sono fondamentalmente quelle di non aver potuto dare risposte ai molti lavoratori e lavoratrici di comparti lavorativi non previsti dalla sanatoria: oggi, non si possono regolarizzare i lavoratori delle costruzioni, del facchinaggio, delle consegne a domicilio o della ristorazione, solo per fare alcuni esempi. L'inconsistenza di questo provvedimento è resa ancora più evidente dal fatto che anche molti datori di lavoro, principalmente italiani, si sono rivolti a noi con la volontà di assumere personale già formato e preparato, ma non impiegabile per motivi di regolarità di soggiorno e a cui questa sanatoria non da possibilità di regolarizzazione.
La modalità di questa procedura, come al solito, espone persone già vulnerabili a ricatti e truffe, con compravendita di contratti a prezzi esorbitanti, pagamenti da parte dei lavoratori e delle lavoratrici dei costi della procedura e dei contributi, pensati come sempre per far cassa in momenti di scarsa liquidità del paese, amplificando e esacerbando meccanismi di sfruttamento già in atto.
Continuiamo a pensare che il permesso di soggiorno, ma soprattutto i diritti fondamentali della persona, debbano essere svincolati dal lavoro, e l'emergenza sanitaria da Covid-19 l’ha sicuramente dimostrato, perché solo scardinando questo legame si possono garantire i diritti delle persone e i diritti sul lavoro di tutti e tutte.
Ma adesso nella contingenza di questa sanatoria chiediamo, come molte altre realtà italiane che fanno parte della rete “Siamo qui-Sanatoria Subito”, almeno una estensione a tutti i settori lavorativi con il rilascio di un permesso di soggiorno per lavoro, la possibilità per chi non ha ancora trovato lavoro di richiedere un permesso di soggiorno per attesa occupazione e un allargamento delle maglie per l'accesso alla procedura (dalle prove, alla validità di documenti spesso per alcune nazionalità irreperibili in così poco tempo).
Pisa, 15 Luglio 2020
Ass. Africa Insieme
Progetto Rebeldìa