Sciopero fiscale di Confcommercio. Cgil: "Basta gare a chi la spara più grossa"

Economia
PISA e Provincia
Lunedì, 23 Novembre 2020

Il sindacato: al pari dei commercianti anche i lavoratori pagano le tasse e potrebbero evocare la rivoluzione. "Così si rompe il patto costitutivo della convivenza civile"

Confcommercio aveva annunciato lo sciopero fiscale, il sindaco di Pisa Michele Conti si era detto solidale all'iniziativa, ora, con un comunicato stampa, la Cgil Toscana entra nel merito della questione, si schiera contro e mette in ballo la categoria dei lavoratori, che al pari dei commercianti, dovrebbero o potrebbero evocare la rivoluzione. La Cgil è chiara con Confcommercio: "Basta gare a chi la spara più grossa"

 

Scrive Cgil Toscana

Sciopero fiscale di Confcommercio, Bianchi (Filcams Cgil Firenze): “Siamo stupefatti, abbiamo rispetto per il disagio del momento ma così si rompe il patto costitutivo della convivenza civile. Allora i lavoratori, che anche loro pagano le tasse, dovrebbero evocare la rivoluzione? Basta gare a chi la spara più grossa, servono criteri selettivi per gli aiuti pubblici alle imprese”

Non possiamo che essere preoccupati di quella che è senza dubbio la più grave crisi economica attraversata dal Paese dal dopoguerra ad oggi, e che vede alcuni settori fondamentali come il commercio, il turismo ed i servizi oggettivamente esposti più di altri a difficoltà crescenti se non a veri e propri drammi. Del resto, legate alle sorti delle imprese di questi comparti ci sono ovviamente quelle dei lavoratori che rappresentiamo. Del disagio dunque non solo nutriamo profondo rispetto, ma non ci tiriamo certo indietro per tentare di comprenderlo in ogni sua possibile ragione, così come in ognuna delle sue diverse manifestazioni.

Dobbiamo confessare di essere rimasti tuttavia stupefatti per l'iniziativa di sciopero fiscale che Confcommercio Toscana ha annunciato in questi giorni. Parlare di sciopero fiscale significa infatti, secondo noi, rompere il patto costitutivo della convivenza civile e, letteralmente, far saltare in aria l’erogazione di ogni servizio pubblico: dall'illuminazione delle nostre strade all'educazione dei nostri figli a scuola al mantenimento dei presidi sanitari e della nostra salute. Se i lavoratori dipendenti del commercio, del turismo e dei servizi (e, ovviamente, non solo loro ma tutti i lavoratori dipendenti) dovessero anch'essi esternare tutto il loro disappunto per dover continuare a pagare le tasse in tempo di crisi, peraltro anche in regime di cassa integrazione, saremmo qui ad evocare davvero la rivoluzione, con tanto di riferimenti storici, visto il noto apporto, nient'affatto trascurabile, di questi contribuenti alla fiscalità generale.

Ma i problemi non si affrontano così, facendo a gara a chi la spara più grossa, semmai sviluppando la politica con la “P” maiuscola che si pratica con la determinazione delle idee, di ogni idea, fermo rimanendo il patto costitutivo della convivenza civile sopra richiamato. Peraltro, a proposito di idee, noi rimaniamo fermamente contrari alla distribuzione a pioggia dei finanziamenti pubblici alle imprese, convinti come siamo che gli aiuti che lo Stato eroga come prestatore di ultima istanza non possono invece che essere ispirati a criteri selettivi, alla tutela e alla qualità del lavoro, ed orientati a politiche economiche e di sviluppo finalmente sostenibili.

 

Questo aveva scirro il sindaco di Pisa Michele Conti

Capisco la grande disperazione di tanti operatori commerciali della nostra città e non solo - ha commentato il Sindaco di Pisa Michele Conti -, perché se il primo lockdown della scorsa primavera ha fiaccato moltissime imprese, soprattutto commercio e turismo, con il passaggio della Toscana in zona rossa, che ha decretato di fatto un nuovo lockdown, gli operatori di alcune categorie non potendo lavorare sono precipitati in una condizione di grande difficoltà. Sono loro vicino e auspico da parte del Governo ristori adeguati e tempestivi per evitare una débâcle che colpirebbe non solo quei settori, ma l'intera collettività: è evidente che in queste condizioni le imprese saranno in difficoltà a pagare tributi locali e nazionali”.

“Lo sciopero fiscale promosso da Confcommercio Toscana – prosegue Conti - è un segnale evidente dell'esasperazione di migliaia di commercianti i quali, da mesi, sono inascoltati da un Governo che non riesce ad interpretare le reali esigenze degli operatori del commercio, del turismo e di un settore, quello del terziario, che nella nostra regione ed anche nel resto d'Italia è assolutamente primario e strategico. L'iniziativa annunciata di bloccare il pagamento di tutte le classiche imposte, suona, dunque, come una bocciatura nei confronti di chi continua a sfornare decreti che si stanno rivelando insufficienti a sostenere concretamente un comparto, purtoppo, in caduta libera. La pandemia sta portando, infatti, nel baratro un numero considerevole di piccoli imprenditori, coinvolgendo, ovviamente, i dipendenti e le loro famiglie”.

“Sono, quindi – conclude Conti - assolutamente solidale con i soci della Confcommercio Toscana, auspicando che la loro forte presa di posizione, sia da stimolo nei confronti di chi dovrebbe adeguatamente supportarli, scongiurando dunque il fatto che, per la manifesta incapacità altrui, in molti rischino di non potersi economicamente più rialzare”.

 

redazione.cascinanotizie