Scuola Media Pascoli, Anpi e Punto Radio insieme per il Giorno della Memoria
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Istituto comprensivo Giovanni Falcone, ANPI e Punto Radio celebrano il Giorno della Memoria del prossimo 27 gennaio con una serie di iniziative che vedono coinvolti i ragazzi della scuola media Pascoli.
Il primo appuntamento è per venerdì 26 gennaio, quando la scuola sarà protagonista del programma “Primo Piano, speciale giorno della memoria” che andrà in onda in diretta sulle frequenze di Punto Radio (91.1-91.6FM) alle ore 10. A condurre la trasmissione il direttore di Punto radio Luca Doni e Massimo Corsini. Nel corso del programma saranno protagonisti gli stessi studenti che, oltre ad ascoltare i presidenti dell’Anpi di Pisa e Cascina, Bruno Possenti e Franco Tagliaboschi, leggeranno alcuni brani legati al ricordo dell’olocausto, canteranno canzoni, riflettendo sul significato del Giorno della Memoria.
Sabato 27 gennaio a cura della sezione ANPI di Cascina a partire dalle 10 sempre all’interno della scuola media Pascoli ci sarà una ulteriore mattinata di riflessione. Dopo l’introduzione di Franco Tagliaboschi, gli studenti potranno ascoltare una relazione dal tiolo “Shoah e memoria” a cura di Ismail El Gharras. Successivamente saranno protagonisti gli studenti dell’Istituto Pesenti che racconteranno ai loro colleghi più giovani la loro esperienza di partecipazione al Treno della memoria (organizzato ogni anno dalla Regione Toscana), il viaggio ad Auschwitz, anzi Oswiecim per usare il nome attuale, quello in lingua polacca. In chiusura verranno letti alcuni brani del Diario di Anna Frank e la giornata, così come le celebrazioni, si chiuderanno con la musica del coro CONTROcanto pisano.
Questi due importanti appuntamenti sono solo la conclusione di un percorso che i ragazzi della scuola media hanno iniziato nelle settimane scorse prima con i loro insegnanti e successivamente con la partecipazione ad un incontro con Massimo Corsini, della redazione giornalistica di Punto Radio ed in passato fotografo di professione, che nel 2009 ha realizzato un reportage fotografico nei campi di Auschwitz e Birkenau. Con la forza delle immagini Corsini ha raccontato agli studenti le sensazioni provate una volta varcati i cancelli dei due campi tristemente noti per essere stati teatro dell’olocausto.
Da una parte “Airbeit macht frei” la scritta che campeggia all’ingresso di Auschwitz, e che era accompagnata dalla presenza di una piccola orchestra che aveva il solo scopo di convincere i prigionieri che sarebbero stati trattati con dignità durante la loro prigionia. Dall’altra, una manciata di chilometri più a ovest, c’è la ferrovia che porta al campo di Birkenau, quello costruito specificatamente per “la soluzione finale”: lo sterminio degli ebrei, e di tutte le “razze” ritenute inferiori da parte dei Tedeschi.
Qui la selezione era tanto spietata, quanto, spesso casuale: a destra si muore, a sinistra si muore ugualmente ma un po’ più tardi, ovvero si restava all’interno del campo fino a quando il fisico e la mente riuscivano a resistere alle condizioni di vita che definire proibitive è un eufemismo. Quando l’inedia prendeva il sopravvento e veniva meno la capacità di lavorare, ovvero per i carcerieri la condizione unica e sufficiente affinché si possa restare in vita, si finisce come i fratelli, amici e parenti mandati nella fila di destra appena scesi dal treno: a morire in una camera a gas.
“Quello che colpisce una volta varcati i cancelli d’ingresso è il silenzio, un silenzio così profondo da essere percepito come un rumore, ha affermato Massimo Corsini durante la sua lezione. Tantissima gente visita ogni giorno il campo, per ricordare amici, parenti, conoscenti, o soltanto, come il sottoscritto, per cercare un perché. E’ una ricerca vana, un perché ad una barbarie tanto violenta e feroce non può esserci. La profondità di quel silenzio circondato da migliaia di persone è il richiamo più grande a non dimenticare mai, affinché un orrore così non si ripeta”.
Filo spinato, recinzioni elettrificate, baracche, e gli strumenti più feroci: le latte del famigerato gas Zyklon B, le camere a gas ed i forni crematori. Tutto all’interno dei campi di concentramento/sterminio era strutturato e disposto per essere una grande catena di montaggio della fabbrica più atroce che l’uomo potesse concepire: la fabbrica della morte in serie. “Gli studenti, conclude Corsini, sono stati bravissimi ad ascoltare con una compostezza che mi ha ricordato il silenzio ascoltato all’interno del campo. A loro e al corpo insegnante va il mio ringraziamento per avermi offerto il privilegio di poter raccontare le sensazioni maturate durante il mio viaggio ad Oswiecim. E’ un onore poter mettere a disposizione delle nuove generazioni la forza delle immagini raccolte durante la mia esperienza in Polonia”.
fotografie di Massimo Corsini