"Sonata a Kreuzberg" con Zamboni e la Baraldi l'11 gennaio al Lumiere di Pisa
Grande serata al LUmiere di Pisa, l'11 gennaio va in scena "Sonata a Kreuzberg", il progetto sonoro di Massimo Zamboni, Angela Baraldi, Cristiano Roversi
Sonata a Kreuzberg si apre con l’elettronica percussiva, oscura e minimale ma pronta da aprirsi amelodie interstellari di Unterwegs, brano strumentale firmato da Cristiano Roversi e primo deiquattro inediti dell’album. Una perfetta introduzione a un album che gioca continuamente con le tre dimensioni del tempo, in un continuo andirivieni fra passato presente e futuro. Una traccia soloapparentemente in contrappunto con la successiva Alabama Song, che mantiene una certa aurada canzonetta da cabaret. Ma non quello della Germania degli anni ’30, semmai perfetta peressere suonata in un malfamato bar di un pianeta distante anni luce. Canzone nata da una poesia di Bertolt Brecht e musicata da Kurt Weill, rielaborata con il cuore rivolto più alla celebreversione dei Doors che alle altre infinite rivisitazioni (da Milva a David Bowie, passando per Nina Simone), il brano è arrangiato con un pianoforte che suona come una pianola da mercatoambulante e un basso che la segue.
Compagni di bevuta ideali per un testo ubriaco con la Baraldia condurre il brindisi. Suona come una ninna nanna di un film espressionista invece la secondatraccia inedita dell’album, questa volta firmata da Zamboni, Ein Dunkel Herr, mentre la sghembaquiete ipnotica dell’originale Der Räuber und der Prinz dei D.A.F si trasforma radicalmente in unarrangiamento techno-punk: i carillon del gruppo tedesco vengono assaliti ritmicamente, ladissonanza si trasforma in armonia e il cantato gelido muta in un dialogo quasi sussurrato maautorevole fra la voce della Baraldi e quella di Zamboni. Più fedele all’originale degli EinstürzendeNeubauten è invece In The Garden che degli anni ’80 è soltanto evocativa, essendo un brano del1996. Una licenza poetica nella scelta, fedeltà e rispetto nell’esecuzione fra basso distorto conharmoniser, ritmica che sembra un contagocce e arrangiamento per archi. Nella traccia numerosei, Afraid, il primo piano va ad Angela Baraldi: incantante più che cantante, accompagnata dalbasso di Zamboni e dal pianoforte di Roversi, più dolci del solito, ad omaggiare la cantante, attrice e modella Nico, una delle essenze di Berlino, cui è facile abbinare aggettivi come decadente,affascinante, perduta. La successiva Paul ist tot stravolge totalmente l’originale dei Fehlfarben,
uno dei gruppi eroi della Berlino dell'81. Accorciata nella durata, tagliata nel testo, scompaionochitarre basso tastiere e batteria dell'origine, escono un pianoforte accorato e una voce nuda. Lavoce, quella della Baraldi, diventa dolce (e fa tornare alla mente l’attacco di Because the night diPatti Smith) in Bette Davis eyes, grandissimo successo inizi '80, a Berlino come in tutto l’Occidente: un pianoforte che parte in minore riduce all’essenza l'hit di Kim Carnes che in quegli anni si ascoltava ovunque, dai locali più retrò alle case occupate d'Europa. Tutto il contrario di ciòche accade nella successiva Hundsgemein degli Ideal, dove il canto di Angela, in un tedesco
all’ultimo stadio, diventa a dir poco sguaiato e rabbioso per questo inno punkettone con venaturedance. Kebab Träume, la canzone di Berlino dal gruppo di Berlino, i D.A.F. rimbomba in una versione potenziata dalla ritmica elettronica, da un basso prepotente e dalle tastiere turche. Sefosse un video, sarebbe un’animazione di Zanardi e Rank Xerox che ballano insieme, forsennatouno, robotico l’altro. Ma Berlino è soprattutto Berlin di Lou Reed, tanto che vien da pensare se siastata la città a dare il nome alla canzone, o il contrario. Reed canta le delizie del Muro, dei locali dimalaffare e di incanto. Zamboni, Baraldi e Roversi accettano l’invito trasportandoci “by the Wall” in un mondo al bianco e nero. Ma è più il nero, a prevalere. Subito dopo, si decolla a bordo diun’astronave dal design vagamente arabeggiante nel terzo brano inedito, Superfly di CristianoRoversi, per atterrare rapidi, dopo 2 minuti o poco più nel tango claustrofobico di Allarme, fra i pezzi più amati dei CCCP – Fedeli Alla Linea. La Baraldi interpreta in modo ortodosso,paradossalmente è Zamboni a stravolgere tutto cantando la sua parte in tedesco, aumentando adismisura l’inquietudine dell’originale. Sonata a Kreuzberg si chiude in modo solenne con La cittàimperiale di Massimo Zamboni, quarto inedito. Un testo letterario, poetico, recitato dalla Baraldi
al suono di un pianoforte chopiniano che fotografa quel mondo diviso in due dal Muro, dove libertàe giustizia non sempre coincidevano, dove chi era libero sognava giustizia e chi era uguale sognava libertà. Un Muro che sembrava scomparso e che invece oggi si è moltiplicato a dismisura.