Ultimi giorni per visitare la mostra dedicata a Steve McCurry
Fino al 7 aprile agli Arsenali Repubblicani
Ha scritto il Comune di Pisa.
Ultimi giorni per visitare agli Arsenali Repubblicani di Pisa la mostra “Icons” dedicata a Steve McCurry (a cura di Biba Giacchetti, organizzata da ARTIKA in collaborazione con Sudest57 e con il Comune di Pisa). L’esposizione, che raccoglie oltre 90 capolavori iconici del fotografo statunitense, ripercorre le grandi tematiche e i più incredibili scenari incontrati da McCurry nel corso della sua attività.
Tra le opere in mostra, anche uno degli scatti più iconici del fotografo: “I funamboli della pesca”. “Una delle cose che mi divertono di più nella mia vita di fotografo in giro per il mondo, è vedere come le medesime cose sono fatte in modo diverso. Cose semplici, come per esempio: pescare!” ha raccontato Steve McCurry a Biba Giacchetti, curatrice della mostra in corso agli Arsenali Repubblicani di Pisa fino a domenica 7 aprile.
L’immagine, divenuta presto celebre, appartiene ad uno dei viaggi di McCurry nello Sri Lanka. Qui, passando sul litorale della costa sud, il fotografo vide un gruppo di uomini arrampicati su una sorta di stelo in mezzo al mare. Costoro, con una semplice canna di legno, passavano ore estenuanti a pescare pesci uno ad uno. L’anomalia ed il fascino esotico di questo modo antico di esercitare la pesca ha catturato inevitabilmente il fotografo americano che tornò diversi giorni ad osservarli con il proprio obiettivo. “All’alba e al tramonto, passavo ore con loro. Naturalmente immerso anche io in acqua fino al busto. La situazione era più o meno sempre la stessa, loro stavano arrampicati per ore sui loro steli.”
Non fu facile come per la ragazza afghana (la cui messa in posa durò pochi istanti), McCurry dovette infatti pazientare per molti giorni prima di cogliere la composizione perfetta. Un pescatore sulla destra ha appena lasciato la sua postazione e viene colto nell’attimo esatto in cui un’onda lo accarezza, nel frattempo i suoi colleghi sono intenti in quel gioco a metà tra pesca e funambolismo. La geometria è quella giusta, la macchina fotografica di McCurry scatta e l’immagine diviene subito una delle sue icons. McCurry ritornò in quest’area dopo l’avvento dello tsunami che devastò molte coste del paese, cancellandone ampi tratti. Fortunatamente questo luogo specifico è rimasto intatto.
La foto dei pescatori in bilico è la più rappresentativa dell’emozionante viaggio che il grande fotografo fece in Sri Lanka nel 1995. McCurry immortalò perfettamente l’essenza della gente del luogo, che ancora si respira viaggiando nel paese. A Tangalla, sulla spiaggia, il ricordo della fotografia è molto vivida e gruppi di ragazzi accolgono i turisti con la testa fasciata da un turbante, mentre imbracciano un bastone lungo e sottile. Essi sono pronti a posare sui trampoli come i pescatori per la gioia degli stranieri.
La scheda della mostra. Il percorso espositivo vuole essere un viaggio privo di coordinate limitanti, quanto piuttosto un viaggio onirico tra le icone del fotografo. Ogni visitatore potrà così trovare incantevoli personaggi e paesaggi mozzafiato; lasciandosi ispirare, fotografia dopo fotografia, in assoluta autonomia e libertà. Tra gli ambienti protagonisti dell’attività di Steve McCurry troviamo, primo fra tutti, l’Afghanistan. Essendo una mostra rigorosamente a colori, non troviamo le prime “mitiche” foto del 1979, quando il fotografo visitò il paese clandestinamente al seguito dei Mujahidin. Agli Arsenali Repubblicani si parte dal 1992 con un ritratto inedito ed emozionante di Kabul, città martoriata da oltre 15 anni di conflitto. Della capitale e dell’Afghanistan in genere, il fotografo ci racconta i lati più oscuri, gli episodi di violenza e di segregazione; ma tra le pagine di una delle zone più martoriate del pianeta affiora immancabile l’umanità. I minatori di Pol-e-Khomri o i bambini che affollano il bagagliaio di una Chevrolet degli anni ’50 sono solo alcuni degli incantevoli momenti di vita con cui McCurry riesce sempre ad emozionare. In mostra incontriamo l’India in tutte le sue roboanti sfaccettature. Dal ritratto della madre con il figlio che guarda verso l’interno di un taxi ai malsani cantieri di demolizione delle navi, McCurry ci racconta la vitalità e la complessità di un paese dalla cultura enorme, attraversato però da pesanti contraddizioni. Luoghi affollatissimi (come nelle fotografie dedicate al sistema ferroviario del subcontinente indiano) in cui miseria e ricchezza paiono convivere armoniosamente, sclerotizzando così la percezione delle ingiustizie che possiede un occidentale. La passione del fotografo per l’India è tra le più antiche, con il suo trasferimento nel paese all’età di 28 anni (1978). Da questo paese provengono infatti alcuni degli scatti di personaggi che lo stesso artista identifica come amici: l’anziana signora di Vrindavan, il mago del Rajasthan con la barba decorata di arancione o il sarto che trasporta la sua macchina da cucire in piena stagione di monsoni. Dall’India e dai paesi limitrofi provengono gli scatti realizzati per raccontare il fenomeno atmosferico che colpisce metà della popolazione mondiale: il monsone. Tristemente noto per i venti provenienti dagli oceani tropicali che spirano sulle pianure asiatiche portando con sé piogge torrenziali, il monsone è protagonista di immagini incredibili. Dalle persone immerse nell’acqua fino al collo, alle donne del Rajasthan che si proteggono dalle tempeste di sabbia. Del monsone McCurry ci racconta anche l’aspetto meno clamoroso, con persone che svolgono le loro mansioni quotidiane sotto il diluvio più estremo. A sottolineare ancora una volta come, nonostante le sfortune e le avversità, la vita continui a scorrere a tutte le latitudini. Un’ampia parte della produzione di McCurry vede invece, come protagonista, il buddismo: tema importante ed estremamente personale del suo lavoro. Tra le immagini esposte in mostra troviamo i grandi mausolei come la pagoda di Mingun, la Roccia d’oro di Myanmar in Birmania (imponente masso che si dice sia in equilibrio su una ciocca di capelli di Buddha) e il complesso monumentale di Angkor in Cambogia (oggi tra le mete turistiche più frequentate del paese). Accanto ai capolavori architettonici, McCurry inserisce molti scatti di fedeli buddisti provenienti da diversi paesi: come i piccoli monaci in un campo profughi in India (intenti a familiarizzare con oggetti occidentali), gli acrobatici monaci shaolin residenti in Cina e i tibetani, i cui ritratti radenti riflettono il grande amore che il fotografo nutre per questa terra e per chi la popola. La mostra ci porta poi metaforicamente a viaggiare in altri paesi come Sri Lanka, Papua Nuova Guinea, Yemen, Kashmir, Italia, Giappone e molti altri tutti da scoprire negli Arsenali Repubblicani di Pisa fino al 7 aprile.
ORARI DI APERTURA
dal mercoledì al venerdì: 10 - 13 e 14 - 19
sabato e domenica: 10 – 19
(La biglietteria chiude 30 min. prima)
BIGLIETTERIA
biglietto open: € 16,00
intero: € 14,00;
ridotto*: € 12,00 (studenti 18-26 anni, soci Feltrinelli, soci Fai, soci Fiaf, gruppi min. 10 persone);
biglietto famiglia: € 12,00 cad. genitori + € 10,00 cad. under 18 (minimo 1 adulto e 1 minorenne);
ridotto disabili: € 10,00;
biglietto scuole: € 7,00 (cad.) min. 10 - max. 25 studenti a gruppo + 2 gratuità per insegnanti accompagnatori (fino al grado di scuola superiore);
biglietto cortesia: € 2,00 accompagnatori di persone diversamente abili e studenti con disabilità in gruppo scolastico;
gratuito: under 6, giornalisti con tesserino previa registrazione in biglietteria, guide turistiche con tesserino, insegnanti accompagnatori di classi