"Una città in Comune" critica la candidatura di Pisa a Capitale italiana della cultura 2021
Per la forza di opposizione in consiglio comunale i problemi del turismo culturale cittadino sono altri
Per "Una città in Comune" i conti del turismo culturale pisano non tornano.
Per la forza di minoranza in consiglio comunale, la corsa della città a "Capitale della cultura", arriva a sproposito.
A Pisa, infatti, dicono da "Una città in Comune", "I dati sugli ingressi ai musei cittadini del 2018 sono allarmanti e non fanno che confermare lo stato dell'arte comatoso in cui da anni versa la città e il territorio" e la Torre, da sola, non basterà ad assicuare il titolo.
"Una città in Comune" alza quindi l'attenzione sullo stato delle cose e chiede che Pisa inizi a ripensare le proprie strategie culturali e turistiche, a aprtire da una maggiore apertura al pubblico dei musei cittadini.
"Ancora una volta la nostra città si trova candidata a Capitale della cultura. Passano gli anni, la situazione peggiora drammaticamente per musei e biblioteche, ma le amministrazioni non perdono occasione di rilanciare: la Torre da sola dovrebbe bastare ad assicurarci il titolo.
I dati sugli ingressi ai musei cittadini del 2018 sono allarmanti e non fanno che confermare lo stato dell'arte comatoso in cui da anni versa la città e il territorio: i tre musei nazionali (Certosa di Calci, Musei di San Matteo e di Palazzo Reale) assieme hanno registrato circa 35.000 ingressi, di cui meno di 20.000 paganti. Tuttavia, se le rilevazioni riguardassero il 2019 saremmo di fronte a qualcosa di spaventoso: da mesi il Museo nazionale di San Matteo, una delle più importanti collezioni di arte medievale al mondo, per mancanza di personale apre i battenti la domenica mattina e da martedì a sabato a orari fissi (8:30, 10:30, 12:30, 14:00, 16:00 e 18:00). Chi in queste settimane ha avuto modo di visitarlo, attendendo pazientemente l'apertura del portone, ha trovato un luogo abbandonato, deserto e, per giunta, senza riscaldamento. Del resto, i piccoli musei nazionali sono stati condannati a vita dalla Riforma Franceschini: senza personale e senza fondi, guidati da un unico direttore del Polo Museale regionale, da cui dipendono decine di istituzioni, che non si è mai espresso a riguardo. Tutto va bene, Madama la Marchesa.
Ricordate poi il bel Museo delle navi romane che ha inaugurato nel giugno scorso? Apre ancora i battenti solo il mercoledì dalle 14:30 alle 18:30 e da venerdì a domenica dalle 10:30 alle 18:30. Le cose sarebbero dovute cambiare, invece tutto langue, ma perché? Perché il Ministero – che da oltre vent'anni ha investito quasi altrettanti milioni di euro sugli scavi e poi sull'allestimento del museo – non ha soldi per gestirlo e lo ha affidato ad una cooperativa di ragazzi volenterosi e preparati, che più di così non possono fare. Di conseguenza il prezzo del biglietto è quello di un qualsiasi museo privato: per le scuole il costo è di € 5 a testa, € 120 a gruppo se si richiede la visita guidata; in totale circa € 10 a ragazzo. Nei musei nazionali l'ingresso per le scolaresche è gratuito.
Di contro, ha riaperto il Museo dell'Opera del Duomo, completamente rinnovato, ed i numeri di visitatori in Cattedrale, Battistero, Campanile e Camposanto sono altissimi e così pure alle mostre di Palazzo Blu. Ciò dimostra, ancora una volta, l'assenza di una seria politica culturale, che dovrebbe creare una sinergia tra diverse istituzioni, portando anzitutto ad un biglietto congiunto che coinvolga anche i musei del territorio (è mai possibile che a Calci la Certosa monumentale, dipendente dal MiBACT, registri 18.000 visitatori ed il Museo di storia naturale dell'Università di Pisa ne faccia 71.000?).
All'ombra della Torre il panorama culturale è desolante ed oltre a quello che potrebbe essere il “sistema museale pisano”, non va dimenticata la situazione critica delle biblioteche civiche e non solo (della Biblioteca Universitaria non si parla più). Siamo la Capitale della cultura..... a porte chiuse".