Variante stadio, le reazioni politiche alla sentenza del Tar

Cronaca
PISA e Provincia
Martedì, 2 Giugno 2020

Dopo le parole del Sindaco di Pisa, arrivano le reazioni da parte della comunità islamica, dell'opposizione a Palazzo Gambacorti, oltre che dall'ex sindaco Marco Filippeschi

Il giorno dopo la sentenza del Tar sulla variante stadio e dopo le parole pronunciate a caldo dal sindaco Michele Conti (►leggi qui), arrivano le reazioni della comunità islamica e della politica pisana:

«Preso atto della sentenza del Tar Toscana, pubblicata in data 1 giugno 2020, afferma Mohammad Khalil, Iman pisano e presidente della associazione Islamica, a nome della Associazione Cultura Islamica di Pisa, esprimo la nostra soddisfazione nel vedere riconosciuti e tutelati i diritti costituzionali per i quali ci siamo battuti insieme alle altre confessioni religiose e alle realtà civili della città che ci hanno sempre sostenuto con forza. Il TAR si è dimostrato assolutamente sensibile in ordine al bisogno di tutela del fondamentale diritto dell’uomo alla professione della propria religione. Festeggiamo due feste: Della Repubblica e della vittoria della Costituzione»

«Un ringraziamento, conclude Khalil, va ai nostri legali, Pardini e Cini, che ci hanno creduto, sostenuto e guidato saggiamente per arrivare a questo risultato, e ai nostri tecnici e al nostro grande consigliere».

Marco Filippeschi, ex sindaco di Pisa parla invece di vera e propria Caporetto: «Fateci sapere chi ha scritto il comunicato melmoso del Sindaco a commento della Sentenza del TAR sulla Moschea. È un temerario che gioca con le parole e, come dipendente o consulente che sia, con i quattrini del Comune, cioè con i soldi dei cittadini pisani».

«La sentenza è una vera e propria Caporetto, prosegue l’ex sindaco. Non si dev’essere avvocati per capire che la minaccia di un ricorso al Consiglio di Stato è una pistola scarica. Anzi, è un boomerang se si volesse prendere tempo ai danni della Comunità Islamica. Perché, allora, alla fine qualcuno di sicuro sarà chiamato a pagare il risarcimento dei danni inflitti ai portatori di un diritto. Fossi il sindaco o un consigliere comunale farei grande attenzione, perché oltre ai TAR nell’ordinamento c’è anche una Corte dei Conti e perché delle istituzioni una maggioranza (temporanea) non può fare ciò che vuole».

«Ma il comunicato, continua Filippeschi, contiene un’altra mostruosità da indagare quando cita gli atti del Ministero dei Beni Culturali e cerca di nascondere le responsabilità degli amministratori dietro a questi. Perché tutti capiscono come con la Lega al governo nazionale quegli atti abbiano subito torsioni dovute a indebite pressioni politiche. È stata una pessima pagina di una bruttissima storia. Fatto è che la sentenza fa saltare il marchingegno diabolico orchestrato da Conti. Blindare il no abusivo alla Moschea dentro la variante per lo stadio e costringere così l’opposizione a votare contro, anche solo per il motivo tanto grave della lesione ad un diritto garantito dalla Costituzione, quello alla libertà di culto. Due piccioni con una fava. La negazione della Moschea e un voto sullo stadio da sbandierare di fronte ai tifosi contro le opposizioni, cercando d’ingannarli. Le dichiarazioni maligne dell’assessore Latrofa e di altri sono la riprova del marchingegno fallito».

«La Sentenza può avere anche un altro effetto. Dire al PD che si può fare l’opposizione come si deve, al livello necessario. Per due anni interi il caso-Moschea è rimasto confinato a cronaca locale. Eppure proprio ciò che è accaduto dalle parti del Ministero dei Beni Culturali dimostrava, una volta di più, che si trattava di un caso nazionale. La Comunità Islamica pisana si è difesa da sé, col sostegno di cittadini pisani volenterosi, incoraggiata dai pronunciamenti limpidi della Chiesa, e ha vinto. Ripartiamo da qui. Ma ripartiamo davvero», è la conclusione di Filippeschi.

Sulla vicenda interviene anche Diritti in Comune: «Il Tribunale Amministrativo della Toscana ha riconosciuto, con un’importante sentenza, che gli atti adottati dal Comune di Pisa contro la moschea a Porta a Lucca violano il diritto alla libertà di culto della comunità musulmana, tutelato dalla Costituzione, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e della Convenzione Europea dei Diritti Umani. Il tribunale ha così annullato l’atto di adozione della variante stadio, in cui la giunta ha voluto a tutti i costi inserire la questione moschea». 

 

«Il Sindaco e la Giunta avrebbero dovuto saperlo, e noi stessi li avevamo avvisati nei giorni scorsi, sostengono da Diritti in Comune, in occasione della approvazione della variante: era un azzardo procedere frettolosamente senza conoscere l’esito del ricorso al TAR. L’arrivo della sentenza dimostra sia che avevamo ragione e sia che l'approvazione dei scorsi giorni è stata una inaudita forzatura. Per non dire una mossa disperata. Siamo felici che i giudici abbiano fatto valere il principio costituzionale della libertà di culto, restituendo ai fedeli di religione musulmana piena cittadinanza. Nel corso degli ultimi mesi abbiamo ammonito costantemente l’amministrazione a rispettare la carta costituzionale, chiedendo che l’area della moschea venisse tolta della variante stadio, senza mai essere ascoltati»

«In questo modo, proseguono, come abbiamo da sempre denunciato, si è anche messo a rischio il progetto di riqualificazione dell'Arena Garibaldi. Tutto perché l'azione dell'amministrazione è stata piegata a una crociata razzista e islamofoba, senza tenere in conto i veri interessi pubblici della comunità. Per questo, e solo per questo, si è usata la variante stadio contro la moschea. La sentenza annulla l'adozione e quindi la approvazione della variante: si annuncia così anche un danno grave per la città, per il quartiere, per i tifosi che attendevano risposte e che hanno ricevuto invece propaganda e false promesse da parte del sindaco e degli assessori responsabili del procedimento. Conti e la sua maggioranza, in maniera spericolata, hanno investito tutto su questa campagna e l'hanno sonoramente persa, facendo pesare le spese legali del procedimento al TAR sulle case comunali. Insomma, l’islamofobia della Lega e di altre forze della maggioranza diventa un costo per tutta la città».

La conclusione è una invocazione alle dimissioni del sindaco e della giunta: «a questo punto la giunta non ha più scuse: compia rapidamente tutti gli atti dovuti per rispettare la sentenza, riconoscendo alla comunità islamica il suo diritto al luogo di culto. Dopodiché, sindaco e assessori si dimettano. Oltre a produrre un danno alla città, hanno agito deliberatamente in violazione della nostra Costituzione: non sono in grado di assolvere ai loro doveri istituzionali»

redazione.cascinanotizie